Mi sono rotta. Succede così, certi periodi mi rompo e basta.
Mi rompo come una lampadina, e la mia luce inizia a traballare. Le dai un colpo, e quella per un po' torna a funzionare, ma alla lunga si rompe del tutto e tutto si oscura. Mi sono rotta. Crack. Non studio più. Mi sono rotta. Crack. Non riesco ad andare a scuola. Dormo ore infinite, giorno e notte, mi massacro di esercizio fisico quando mi gira, e leggo montagne di libri. Il mio cervello parte, un mondo fantastico mi fa galleggiare come una bollicina verso la superficie, dove l'acqua è più trasparente. Ho voglia di vivere, ma vorrei lasciarmi morire. Non so ancora spiegare questo paradosso. Restringo l'alimentazione, mangio da sola, e giusto ogni tanto un giorno lo passo a fare avanti e indietro dal frigorifero. Capita che passo a fare una visita al wc tra una mangiata e l'altra, e una parte di me molto arruginita e che puzza di fuliggine mi sprona a vomitare tutto. Per un po' le do ascolto. Poi mi alzo in piedi, mi dico “Che grande cagata.” E vado ad accucciarmi sul letto, in canottiera, sotto una coperta, con lo stomaco disgustosamente pieno.
Alla fine di giornate come questa prendo un paio di pillole magiche, non perchè credo che servano sul serio a qualcosa, ma perchè fare finta di crederci mi tranquillizza da matti. Nei periodi in cui mi rompo mi lavo i denti molto più del solito. Anche se detesto il sapore dolciastro della menta e la freschezza dell'alito che ti rimane dopo. Però il pulito mi piace, questo si. Anche se non sempre.
A volte trovo nel disordine e nello sporco qualcosa di affascinante, lo trovo, come dire, giusto. Forse perchè riflette il sudiciume che c'è dentro di me. Questa perenne confusione che mi fa sbandare nell'autostrada della vita.
Oggi è il giorno di abbuffate. E' il giorno in cui le schifezze scendono giù dalla mia gola come ciliegie, una dopo l'altra. Non importa che io sia sazia, non finchè ho voglia di masticare, di assaporare, di mangiare.
E' uno di quei momenti in cui, con la pancia piena mi sento in colpa e penso ai miei fratelli e a mio padre. Se continuo così diventerò sicuramente come loro. No. Devo salvarmi. Da domani si ricomincia. Non puoi più perdere il conto delle calorie. Non puoi più lasciarti andare. Ripenso a tutto quello che ho ingurgitato oggi. Dio, che schifo.
Roba molliccia, roba piccante, roba grumosa, roba salata e dolce, tutto un miscuglio nel mio stomaco che si raggrinzisce e si gonfia di fetidi succhi gastrici. Una poltiglia vomitevole che si fa strada dentro di me.
Vorrei ricordarmi come si fa a vomitare.
La mia scrivania è un inferno. La mia sedia un attaccapanni.
Il libro di Vigorelli è mezzo aperto sul letto, una matita infilata tra le pagine, accanto a un paio di borse, la bottiglietta dell'acqua, il deodorante, la maglia di Betty Boop, due libri e il pc.
Il cellulare di tanto in tanto trema.
Quello che so fare meglio è non studiare. Sogno però di essere una studentessa modello, che fa i compiti e studia diligentemente.
Sogno di alzarmi dal letto, aprire un libro dopo l'altro e studiare fino alla nausea. Lo vorrei davvero. Allora perchè non lo faccio? Non so. Vorrei allontanarmi da tutto. Mi sono rotta, come ho detto, sono kaputt. E quando vado kaputt non mi rimane che rifugiarmi nel mio mondo, in attesa del fatidico momento in cui non ne potrò più anche di questo, e allora sarò pronta a riaffrontare il mondo esterno. Chiaro, no?
Accarezzo il coniglietto. Adoro coccolarlo. E' così morbido.
Mi piace vederlo mangiare. Gli dico “Bravo, diventa bello grasso, mi raccomando. Fatti una bella pappagorgia.”
Oh cazzo. Ho ancora fame. No. Non ho fame. Ho solo voglia di mangiare. Peggio. Significa che sono annoiata? Forse.
E' tutto così tremendamente vuoto. O sono io che sono vuota?
Boh. Ultimamente non riesco più a scrivere. E' come se non avessi niente da dire. O troppo che non riesco a esprimere. Questo mi uccide.
Pad